Cronaca

Il nuovo sogno di Menia Cutrupi, aiutare chi lavora nonostante la disabilità

L'imprenditrice reggina studia per laurearsi a luglio in tecniche psicologiche e racconta la sua nuova vita dopo la diagnosi di neuromielite tra famiglia, amore e autodeterminazione

Menia Cutrupi (foto pagina Facebook)

Il motto della sua start up era “vietato calpestare i sogni” e Menia Cutrupi non ha cambiato idea anche se sulla sua strada da qualche anno si è messo un ammazzasogni di quelli tosti, una diagnosi di sclerosi multipla nel 2006 a cui si è aggiunta la neuromielite, malattia degenerativa che la medicina considera un po’ la sorella cattiva della prima. I sogni sono ancora tutti lì, ma con una diversa direzione di rotta. “Ci sono momenti – dice - in cui dobbiamo affrontare la realtà, anche se fa soffrire e impone scelte dolorose. Certi sogni non facevano più per me. Una malattia come questa insegna a valorizzare la qualità del tempo e io oggi ho molte pause, molte volte in cui devo fermarmi. Ho dovuto cambiare i miei sogni, non potevo fare altrimenti”.

Ingegnere e specialista in coaching e counseling, l’imprenditrice reggina aveva fondato con il socio Salvatore Salvaguardia la società di servizi DreamLab, il cui prodotto di punta sono i cofanetti di coccole, pacchetti benessere per regalare a qualcuno (da Mammamenia, come lei si presentò all'epoca, alle mamme oberate di impegni e multitasking, in particolare) un pensiero, un’esperienza, un festeggiamento speciale. Una creatura vivace ma complessa da gestire, che adesso Menia ha lasciato con piena fiducia nelle amorevoli mani di Salvatore, diventato amministratore unico, mantenendo una piccola quota simbolica. “Stare dietro a una start up – spiega - richiede la presenza e le energie che questa malattia allo stato attuale mi ha sottratto. Devo curarmi ed è stato necessario ricostruire un tipo di vita adatta alla mia attuale situazione. Certo per una come me non è stato facile accettare lo stop forzato che mi impongono le terapie, dopo le quali ci sono giorni in cui fatico a fare le cose più semplici, è come se il mio corpo non riuscisse a riprendersi”.

La storia di DreamLab, partita con entusiasmo e creatività, si era poi incagliata nell’illusione della trasmissione televisiva Shark Tank, dove Menia e Salvatore avevano vinto 150.000 euro da investire nella loro impresa e mai avuti. Pur con questo duro contraccolpo, il progetto è rimasto in piedi e oggi si sta spostando soprattutto sul mercato on line, con una filosofia che è ancora vincente ma in fase di trasformazione. “Non so come si evolverà – continua Cutrupi – lo abbiamo portato avanti solo con le nostre forze investendo su noi stessi senza aiuti e spesso senza retribuzione. Io adesso seguo dietro le quinte, sicuramente terremo la piattaforma ma servono risorse. Un’azienda se non cresce muore”.

La nuova vita di Menia con il marito Vincenzo e l'obiettivo della laurea e una tesi per parlare di lavoro e disabilità

Ogni sogno vale uno. Menia sta studiando per prendere un’altra laurea, in scienze e tecniche psicologiche con una data già fissata a luglio. “Tra poco più di due mesi – racconta - discuterò la mia tesi, che ha come tematica principale il binomio lavoro e disabilità. Ho scoperto di avere questa nuova malattia mentre frequentavo il secondo anno di università e questa diagnosi mi ha fatto capire quale sia il sogno di cui ora ho bisogno. I sogni sono quella cosa che ti fa alzare la mattina. Io oggi lotto ogni giorno, soprattutto per poter lavorare nonostante le difficoltà che una persona con disabilità vive quotidianamente. Per fare un esempio, io non potrei stare in un ufficio, mi serve un ambiente a misura di me. Ma la disabilità non mi ha tolto i miei talenti e la voglia e il diritto di esprimerli. Vorrei che il mio nuovo lavoro fosse aiutare a trovare nuove strade per realizzarlo ed essere utile anche per la vita degli altri, è in questo che oggi mi identifico”.

A condividere questo percorso con lei c’è il marito Vincenzo, sposato in seconde nozze dopo un primo matrimonio concluso nella certezza che non fosse quello l’amore giusto. Coinvolgendo i due figli Giuseppe e Andrea Luna (oggi 14 e 10 anni) nella sua felicità, Menia ha detto sì a Vincenzo sul sentiero aspromontano del Brigante, dove si erano conosciuti durante una camminata, parlando immersi nella natura. Qualche tempo dopo il matrimonio si sono trasferiti a Conversano, in provincia di Bari e a due passi da Polignano a mare, e stanno studiando fianco a fianco per conseguire le rispettive lauree. Lo studio di Menia, in campagna, è una stanza di legno colorato avvinta a un albero, l’ha battezzata Casa Matta. Tornare un giorno su quel sentiero indimenticabile, nella tregua della malattia, è un altro sogno in cantiere. “Ho iniziato a fare trekking – racconta - vedendo il mio socio Salvatore, che è un appassionato, tornare in ufficio rigenerato dopo le sue escursioni. Gli avevo chiesto spesso di portarmi ma lui aveva paura perché all’epoca avevo già la diagnosi di sclerosi. Ho iniziato con le cascate del Maesano e nel tempo ho scoperto luoghi meravigliosi”.

Affrontare la malattia con grandi progetti e piccole cose: "Il tempo è prezioso e dobbiamo usarlo pensando alla qualità" 

Una malattia come quella di Menia è invasiva, ipertrofica, arrogante. Impossibile tenerla nascosta o mitigarla, anche se a vederti vomitare o sfinita a letto ci sono due bambini. “Non esiste un manuale di comportamento giusto, ho cercato di proteggerli e non fargli vedere i momenti più duri – dice – anche se dopo la separazione eravamo noi tre soli e non è stato semplice. Mio figlio durante le terapie non voleva andare a scuola per starmi vicino, mia figlia non accetta ancora completamente la mia sedia a rotelle. Mi hanno vista usarla per la prima volta durante una bellissima gita alla reggia di Caserta, nella quale non avrei potuto farne a meno, e lì hanno capito che mi occorre perché la stanchezza e la sofferenza sarebbero insopportabili nelle situazioni in cui c’è molto da camminare”.

Non nega di avere paura del futuro, Menia Cutrupi: “Sarei falsa a dire il contrario. So che la strada non sarà facile perché essere una madre disabile ti porta in continuazione a confrontarti con le reazioni al cambiamento e alla sofferenza, per te ma soprattutto per coloro che ami. Guardo con fiducia e speranza alla ricerca medica e mi aiutano i piccoli obiettivi: stare meglio per riprendere ad invitare in casa gli amichetti dei miei figli, programmare quella crociera che avevo promesso a Giuseppe dall’epoca della sua prima comunione e ora sta arrivando quella della sorella e allora è davvero il momento, dopo la laurea partiremo. Il tempo è prezioso, dobbiamo usarlo per coltivare i nostri affetti, fare il lavoro che ci rappresenta, realizzare noi stessi, è solo questo che conta”.

Sulle pareti della Casa matta ci sono parole motivazionali, strofe da De André e Rino Gaetano, pensieri e propositi. Il dolore serve proprio come la felicità. Ti viene data solo una piccola scintilla di follia, non sprecarla perché, con l’imperfezione e la diversità, è il vero modo per generare bellezza.

L’ingresso è vietato agli ammazzasogni, e noi auguriamo a Menia di desiderare in grande e realizzare anche quello che le sembra più lontano, la professione di psicoterapeuta. “Sono sempre stata una donna indipendente e continuo a non chiedere nulla a nessuno anche con una pensione statale irrisoria. Il fine più alto dell’essere umano è autodeterminarsi e per questo vorrei che il mio lavoro servisse ad aiutare le persone con disabilità ad avere le stesse possibilità degli altri”.


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