Cronaca

Soumaila Sacko, a tre anni dalla morte si ricorda il sindacalista ucciso

Dopo tre anni dalla morte di Soumaila Sacko l'Usb ricorda oggi il sindacalista ucciso e avvia una sottoscrizione per l'acquisto di mezzi per l'unità di strada

Sono trascorsi tre anni da quando Soumaila Sacko è stato ucciso da una pallottola calibro 12 che lo ha colpito alla testa, mentre era all’ex fornace La Tranquilla a San Calogero. Soumaila Sacko aveva 29 anni ed era un bracciante, viveva nella tendopoli di San Ferdinando, era un sindacalista, un lavoratore sfruttato ucciso nel giorno della festa della Repubblica fondata sul lavoro. 

Quel 2 giugno 2018 dopo una lunga giornata di lavoro, pagata per pochi euro, era andato a cercare delle lamiere, per la sua baracca, in una vecchia fabbrica abbandonata sulla Statale 18, vicino Rosarno. Alle 20.30 Antonio Pontoriero ha sparato con il suo fucile colpendolo alla testa. Soumaila è morto. Con lui c’erano due suoi amici Madiheri Drame, 30 anni, e Madoufoune Fofana, 27 anni, che sono rimasti feriti. Lo stesso giorno a 800 km di distanza, mentre si festeggia il 2 giugno, l’allora ministro degli Interni Matteo Salvini pronuncia una delle frasi più celebri della sua propaganda politica: “la pacchia è finita”. 

Dopo tre anni e un processo che ha condannato a 22 anni di reclusione Antonio Pontoriero, è necessario ricordare per non dimenticare gli invisibili, i lavoratori sfruttati che resistono ogni giorno e che ancora vivono nelle campagne di San Ferdinando e di Rosarno, spostandosi là dove c’è lavoro nelle terre del Sud e non solo.

Mezzi mobili per il sindacato di strada

Così ecco che l’Usb vuole commemorare Soumaila lo ricorderà deponendo una corona di fiori durante una breve cerimonia che si terrà alle ore 11 sul luogo dove è stato ucciso.

“Vogliamo ricordare il nostro sindacalista, - afferma Peppe Marra dell’Usb - attraverso una raccolta fondi. Gesti concreti per cambiare la situazione di tanti lavoratori, braccianti agricoli migranti che ancora vengono sfruttati nelle campagne italiane. Per questo abbiamo organizzato per oggi pomeriggio, alle ore 16, come Usb, insieme al centro sociale “Nuvola Rossa” a Villa San Giovanni, nella sede del centro sociale, un’assemblea pubblica sulla condizione dei braccianti migranti nel periodo di pandemia. Al centro della discussione lo sfruttamento lavorativo, la precarietà abitativa, l’assenza totale di assistenza sanitaria e della possibilità di vaccinazione anti Covid. Nel corso dell’incontro sarà lanciata la campagna di sottoscrizione per l’acquisto di mezzi mobili per il sindacato di strada, per permettere di raggiungere i lavoratori nei posti di lavoro e negli insediamenti abitativi”.

“Avevamo a San Ferdinando - prosegue Marra - uno sportello fisso presso gli uffici comunali ma a causa del Covid non abbiamo potuto assistere i migranti. Ci serve un camper, un furgone, per raggiungere i braccianti nei campi e aiutarli. Adesso siamo in bassa stagione e abbiamo meno migranti ma come accade ogni anno nel periodo della raccolta delle arance, torneranno numerosi e purtroppo la situazione non è cambiata, vivono in situazioni di estremo disagio”.

La pacchia, il libro su Soumalia Sacho 

Per ricordare Soumalia e conoscere da vicino questo giovane ragazzo Mariano c’è il lavoro della giornalista Bianca Stancanelli ne “La pacchia” ( Zolfo editore).  “Scrivo di un uomo che non esiste più, di un luogo che non esiste più, di un’ingiustizia che dura” scrive l’autrice. Un libro, importante, perché analizza anche la narrazione fatta. Nel primo comunicato della prefettura di Reggio Calabria Somuaila viene bollato come un “ladro”, che è entrato in una proprietà privata ed è stato ucciso da ignoti.

E’ un “nivuru” (nero) come tanti, la sua vicenda è destinata a finire nel dimenticatoio. Se non fosse ancora una volta per Drame, che cambia il tono e il copione della storia, chiamando in causa Aboubakar Soumahoro, sociologo e allora dirigente di Usb, attualmente presidente della Lega Braccianti, oltreché portavoce della comunità degli Invisibili in Movimento. Da bravo sindacalista Soumahoro trova le parole giuste: “era uno di noi, iscritto al sindacato, si batteva per i diritti di tutti” sottolinea. La sua morte diventa in poco tempo  il simbolo della condizione di quei ragazzi (molti dei quali con regolare permesso di soggiorno) sfruttati nella campagne del Sud. E che si riuniscono in corteo per chiedere diritti, dignità e rispetto. Un moto di indignazione che avrà eco nazionale e e che costringerà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a rivolgere un pensiero a Soumaila Sacko nel suo discorso al Senato per ottenere la fiducia.


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