Cronaca

"In Aspromonte c'è la vera anima della Calabria"

La svizzera Sabine Ment, guida escursionistica specializzata, ha deciso di vivere e lavorare qui facendo da apripista al trend turistico della montagna

Sabine Ment

Che una svizzera sia stata conquistata dalla bellezza dei paesaggi calabresi non è difficile immaginarlo, ma Sabine Ment, nata e cresciuta in terra elvetica e con genitori viennesi, in Calabria ha scelto pure di venirci a vivere. Oggi Sabine è una guida ambientale escursionistica e da anni porta in Aspromonte turisti stranieri incantati dalla natura della montagna, ma questa storia inizia molto tempo addietro, con una bambina che vede per la prima volta il mare e decide che da adulta lascerà il suo paese per andare a vivere in un luogo che ancora non sa dove sia ma sente che le appartiene profondamente.

“Pensavo alla Grecia – racconta Sabine - ma poi dopo il liceo feci un viaggio in barca a vela alle isole Eolie e mi piacque che fosse una meta pioneristica: nessuno dei miei coetanei svizzeri ci era mai andato, così ho deciso di studiare storia e letteratura italiana a Zurigo e ho imparato la lingua, cambiando la mia destinazione verso il Sud Italia”.

Innamoramento calabrese in una notte di Capodanno

La Calabria era già nel destino di quella giovane donna, che la notte di San Silvestro del 1990 si trovava a Messina con l’idea di festeggiare il capodanno insieme agli amici italiani dell’Erasmus, tra cui una studentessa calabrese. “Scoprii che era diverso dalla Svizzera e i ragazzi stavano a casa fino a notte fonda con i parenti. Ero rimasta sola e mi misi in contatto con un amico di Capo Vaticano, che mi invitò a una festa lì. Che  avventura!

Presi il treno truccata, in minigonna e tacchi e andò via la corrente lasciandomi ferma due ore a bordo nell’oscurità. Finalmente arrivata – continua Sabine – mi sistemai in un villaggio turistico chiuso dove non c’era nulla da mangiare. Io stavo morendo di fame, i miei amici mi portarono qualcosa avanzata dai loro cenoni di famiglia. Quella notte ero stanchissima e mi addormentai nel buio totale, sentendo da fuori il rumore del mare. Ma la mattina dopo la visione della spiaggia con lo Stromboli in lontananza… era tutto meraviglioso, esattamente il posto del mio cuore di bambina”.

Tra Sabine e la Calabria, insomma, non è un colpo di fulmine che si consuma in fretta. Dopo aver letto Giuseppe Berto, la studentessa svizzera sente di condividere lo stesso destino dello scrittore veneto. Il tempo di sistemarsi e inizia a lavorare in un villaggio turistico, occupandosi dell’accoglienza dei clienti stranieri. Già così sarebbe stato abbastanza per stravolgere la sua vita, invece ad attenderla c’era un ulteriore imprevedibile cambiamento. 

“Alla fine degli anni Novanta – racconta ancora Sabine -  vedendo la continuità tra mare e montagna avevo intuito che c’era un’altra Calabria oltre i classici itinerari della costa, forse proprio quella vera, del tutto segreta. Ero stata alle cascate del Marmarico con una guida poi in una rivista di trekking ho scoperto l’Aspromonte e mi sono incuriosita. La mia prima tappa in assoluto è stata il sentiero del tracciolino sul monte Sant’Elia, era venuto a trovarmi mio nipote, allora tredicenne, e l’ho portato con me. Era una meta insolita per un ragazzo di quell’età invece anche lui ne rimase entusiasta”.

Dopo quell’esperimento Sabine si appassiona alla montagna e sperimenta tragitti collaudati ma anche per lei ignoti. “Sono stata incosciente – ammette – ho davvero rischiato di perdermi, ma non so come spiegarlo… qualcosa di quella montagna era dentro di me, mi faceva sentire protetta. Per me l’Aspromonte è stato da subito il luogo più sicuro al mondo.

E poi, come per magia, se ero in difficoltà, quasi dal nulla spuntava sempre qualcuno pronto ad aiutarmi. Questa gentilezza della gente aspromontana non l’ho vista da nessuna altra parte, neanche nello stesso Sud esiste questa sincera disponibilità”. Come quando, su un percorso deserto dell’entroterra grecanico, le accade di incrociare un’automobile occupata da donne, che la salutano e scompaiono dietro una curva. Ma poi le vede riapparire: “Erano tornate indietro per scusarsi con me di non avermi chiesto se mi servisse un passaggio. Parlo spesso di questo episodio perché per me è emblematico di quello che penso della Calabria, dove trovi sempre una porta aperta”.

Sabine Ment è stata tra i precursori del turismo aspromontano che, ci dice, negli ultimi anni ha fatto un balzo in avanti che nessuno degli addetti ai lavori avrebbe previsto. “I primi turisti li ho portati qui per una casualità. Avevo tentato di creare gruppi per trekking in montagna ma i turisti interessati erano pochi, dovevo faticare per convincerli! Nel 2005 un tour operator tedesco che lavorava con un’agenzia di Tropea mi chiese di fare da intermediaria per organizzare una comitiva. Sapevo che era una specie di follia ma ero già esperta di trekking, sebbene soloo a livello amatoriale e privato, dunque mi offrii di accompagnarli io, e li portai anche in montagna. Quel giorno ho avuto una nuova folgorazione. Lavoravo da anni nel villaggio turistico e compresi che non era la mia condizione ideale, che conducevo una vita troppo statica. Io sono fatta per muovermi e stare in attività, così ho capito che sarei diventata guida escursionistica”.

Il nuovo trend dei turisti stranieri che chiedono mete in Aspromonte

Sabine è una professionista associata Aigae (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) e opera con il gruppo Aspromonte Wild, fondato dall’amico Demetrio D’Arrigo. Un’associazione innovativa per il settore degli sport della montagna, che ha ampliato l’offerta tradizionale a proposte che sono una novità per la zona, come il canyoning. Creando un target non riempitivo ma finalmente orientato. “In passato – spiega  Sabine Ment – l’Aspromonte si vendeva solo e nel pacchetto c’era almeno una clausola di mare, o si inseriva qualche località celebre come Tropea o Capo Vaticano. Adesso i turisti vengono qui apposta, molti sanno anche del parco patrimonio Unesco e vogliono visitare specificamente la montagna”. Aspromonte Wild riesce a portarli persino al santuario di Polsi, scrivendo una nuova pagina d’identità territoriale, in cui questi luoghi si scrollano di dosso i pregiudizi di un’atavica fama mediatica, eredità della stagione dei sequestri, che per il turismo è stata difficile da debellare. Sabine in Aspromonte ha portato anche la dinamica mamma dai capelli candidi e tempra da esploratrice, e della sua guida ha usufruito Luigi Bignami, autore e conduttore di Focus, per una puntata della trasmissione dedicata alla valle dello Stilaro.

“Se qui c’è un problema – spiega Sabine – è purtroppo la mancanza di strutture ricettive per i gruppi più numerosi. Se si tratta di poche persone, possono essere ospitate in modo ottimo da b&b e agriturismi, ma le comitive consistenti siamo costretti a dirottarle a Capo Vaticano. Soprattutto gli stranieri, che hanno particolari esigenze di lingua e abitudini di ristorazione, devono essere gestiti da hotel con servizi e personale preparati a questo target. E non averne è un peccato”

Sabine, che attualmente risiede a Brattirò, si è ora gettata in una nuova impresa. Ha acquistato un terreno panoramico a Pietrastorta e partendo un rudere costruirà qui la sua casa. “E’ la pazzia più grande che abbia mai fatto – scherza – ma ho visto troppi segni che mi spingevano verso questo progetto. Ogni volta in Calabria mi succede così: quando c’è un ostacolo è come se mi si aprissero tante porte, una dietro l’altra, verso il mio obiettivo. Poi però mi spavento di me stessa … oggi guardo il posto isolato dove dovrebbe sorgere la mia casa e mi chiedo come mi sia venuto in mente”.

Da specialista di trekking non le fa però paura la difficoltà di una strada inaccessibile ma piuttosto la stressante trafila della burocrazia che ha testato negli uffici reggini. “Nel mio paese – commenta - non ero felice perché sembra che ci sia tutto pronto e impeccabile e hai la sensazione che non ti resti più nulla da fare. La Calabria, che invece è l’opposto, la vedo come un paradiso. Si dice che la Svizzera abbia di buono gli orologi e la cioccolata, ecco io qui porterei la puntuale amministrazione svizzera, dove risolvono tutte le questioni nel giro di una giornata. Alla Calabria in fondo manca soltanto questo per essere perfetta!”

In realtà qualcuno tra gli ospiti stranieri le ha fatto notare che da noi c’è troppa spazzatura in giro, ma Sabine queste cose non le nota. “Non riesco proprio a vedere il lato negativo di questa terra, e quando mi allontano anche per poco tempo, mi viene subito la nostalgia. Mi sono sempre concentrata sulle cose belle, delle quali sono grata ogni giorno. Anche se il mio sangue è viennese e il mio passaporto svizzero, la mia anima è definitivamente calabrese. Ma mi dispiace – conclude - perché so che chi è abituato a un altro tipo di ordine, può non avere una buona impressione. E’ su questo che bisogna lavorare, perché dalla bellezza del paesaggio assicuro che nessuno mai è stato deluso”. La pubblicità migliore la fanno le sue bellissime foto aspromontane. Guardando la figura snella di Sabine con lo sfondo scintillante del lago del Menta o seduta su un tronco d’albero davanti alla maestosa valle grecanica del Ferraina, a chiunque verrebbe voglia di lasciare tutto e venire qui, come il piccolo principe, ad aspettare tramonti.


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