La rivolta di Reggio, domenica 14 luglio le celebrazioni del 49° anniversario
"Abbiamo scritto al sindaco - afferma il presidente Agliano - perchè dopo 50 anni, i “moti” diventino patrimonio di tutti i reggini e dell’Italia intera”. Il programma delle iniziative
Domenica 14 luglio ricorre il 49° anniversario della rivolta di Reggio, la sommossa di popolo avvenuta in città dal luglio del 1970 al febbraio del 1971, dopo la decisione di scegliere Catanzaro, come capoluogo della regione nel quadro dell'istituzione degli enti regionali. "Come ormai avviene da tanti anni, si rinnova l’appuntamento con una delle pagine più dolorose e, nel contempo, più esaltanti della storia della nostra città: i moti del 1970 - afferma Giuseppe Agliano (nella foto), presidente del “Comitato 14 luglio” – Se per alcuni la memoria inizia ormai a sbiadire, molti altri al contrario sono ancora sensibili alle emozioni di quei giorni e non solo sono pronti a ricordare e testimoniare quanto accadde, ma intendono anche sottolineare, ancora una volta, i motivi che portarono a quella rivolta di popolo".
Tutto ciò finirà molti mesi dopo, a seguito di un massiccio intervento repressivo da parte del Governo con l’invio di carabinieri, poliziotti e reparti dell’esercito, culminato con il triste e vergognoso ingresso in città dei carri armati, unico episodio del genere in Italia in tempo di pace. Il bilancio fu drammatico: 5 morti, centinaia di feriti, migliaia di arrestati, danni incalcolabili e, soprattutto, la condanna per Reggio all’isolamento per diversi decenni, che neppure il fantomatico e fallimentare “pacchetto Colombo”, riservato dallo Stato come forma di compensazione, riuscì a risollevarne le sorti. Tuttavia, attraverso memorabili battaglie, gli uomini migliori che Reggio potesse esprimere al tempo, per citarne alcuni: Ciccio Franco, Nino Tripodi, Raffaele Valensise, Giuseppe Reale, Vico Ligato e lo stesso Battaglia, con tenacia e duri confronti, riuscirono a “strappare” alcune importanti istituzioni, tra le quali la Corte d’Appello, l’Università, la sede del Consiglio regionale, l’Università per Stranieri".
"Dopo 40 anni – continua Agliano – Reggio ha avuto il giusto, seppur tardivo, indennizzo con il riconoscimento del ruolo di Città metropolitana, grazie all’intuizione, alla lungimiranza e ai buoni uffici del sindaco del tempo Giuseppe Scopelliti. Anche se questa grande conquista risulta ancora monca e, al riguardo, si dovrebbe pungolare l’attuale classe politica, affinché tramite le prerogative della Città metropolitana si possa staccare Reggio da quel cordone che la lega alla politica Regionale e agire operativamente e definitivamente sulla base di quanto era nelle intenzioni di chi ha ottenuto la realizzazione di un progetto che potrebbe rappresentare un enorme salto di qualità per la città, sia in termini strategici che economici".
Sugli accostamenti, le partecipazioni e gli interessi della ‘ndrangheta e dell’eversione rossa e nera durante quella stagione scrive Agliano "è come uccidere di nuovo le 5 vittime, risentire ancora le urla di dolore dei feriti e dei mutilati, ricacciare la città nel vortice negativo della disinformazione pilotata. Sulle barricate di Reggio c’erano solo i reggini, che tiravano pietre e al massimo qualche molotov, le manganellate le presero loro e in galera ci sono finiti loro, a centinaia, insieme a Ciccio Franco, Meduri, Matacena, Mauro, Calafiore, Perna, e non ‘ndranghetisti o estremisti vari".
"L'anno prossimo per le celebrazioni del 50° anniversario - conclude Giuseppe Agliano - potranno e dovranno essere l’occasione, così come è stato 10 anni fa, per ribadire tutto questo e rinverdire quelle pagine di storia della nostra città, ancora poco conosciute ai più, in direzione della reale verità storica. Per questo, abbiamo scritto al sindaco per chiedere la costituzione di un Comitato civico che sia promotore e sovraintenda a tutte le varie iniziative che saranno organizzate, e per far sì che, dopo 50 anni, i “Moti di Reggio” diventino finalmente patrimonio storico e morale di tutti i reggini e dell’Italia intera”.
Il programma di domenica 14 luglio 2019
Le celebrazioni avranno inizio, alle ore 11, al cospetto del monumento che ricorda i moti, posto in una delle aiuole del lungomare Falcomatà, all'altezza di Palazzo San Giorgio. "Insieme alle istituzioni, alle associazioni, ai movimenti, ai partiti, ai parenti delle vittime e ai cittadini, - afferma Giuseppe Agliano- ribadiremo non solo tutto quello che ha caratterizzato la rivolta, ma ricorderemo chi ha sofferto le ferite, il carcere, l’ostracismo ma, soprattutto, renderemo omaggio, alle cinque vittime di quella rivolta, con la deposizione di una corona floreale a nome della città: il ferroviere Bruno Labate, trovato agonizzante il 15 luglio 1970 in via Logoteta; il poliziotto Vincenzo Curigliano, colto da infarto il 18 luglio, durante l’assalto alla questura; l’autista di autobus Angelo Campanella, morto sul ponte Calopinace il 17 settembre dello stesso anno, per un colpo di arma da fuoco sparato dalla polizia; l’agente della celere Antonio Bellotti, colpito al capo il 12 gennaio 1971, nel corso di una sassaiola contro il treno che lo riportava in sede insieme al suo reparto; il barista Carmine Iaconis, morto per un colpo di arma da fuoco il 17 settembre 1971, quasi nello stesso punto e nello stesso giorno in cui morì Campanella, in tasca gli fu trovata la ricevuta della prenotazione della sala ricevimenti presso la quale, pochi giorni dopo il 10 ottobre, avrebbe dovuto festeggiare il suo matrimonio. Oggi, a testimonianza del fatto che un evento tragico e doloroso, possa essere anche viatico per una speranza, le famiglie Iaconis e Campanella sono unite da una felice circostanza: Carmine Iaconis, nipote omonimo del Martire e Alessandra Coppola, nipote di Campanella sono marito e moglie".