Il Covid-19 e la vendita di droga in calo: "Sto corona virus è un casino non sta chiamando nessuno”
Nelle intercettazioni dell'operazione della guardia di finanza di Pavia il calo delle vendite legato alla pandemia e le preoccupazioni di alcuni degli arrestati per i debiti con i fornitori
A sfogarsi è uno dei pusher del gruppo che, parlando con Domenico Sergi (considerato dagli investigatori una sorta di uomo di fiducia dei Barbaro), si lamentava del calo delle vendite di droga. “Non ho combinato un cazzo quando ho qualcosa vengo è inutile che vengo a mani vuote sto corona virus è un casino non sta chiamando nessuno”.
Per il pusher, quindi, la vendita al dettaglio andava male per il periodo epidemiologico in atto e la cosa stava avendo un’influenza negativa sugli introiti del gruppo criminale sgominato dalle fiamme gialle. Se i compratori stentavano a chiedere la droga, si inceppavano i pagamenti nei confronti dei fornitori calabresi e questo poteva rappresentare una fonte di rischio.
Infatti, quando colui che doveva occuparsi della vendita della droga aveva difficoltà a recuperare il denaro, come si legge nelle carte dell’inchiesta, “Sergi chiedeva uno sforzo ulteriore in modo da raggiungere almeno la cifra di 1.000 euro, esternando la difficoltà a gestire la questione con il fornitore. “No dio santo. He come faccio cazzo. Fai almeno 1000”.