Cronaca

L’Istituto per la Famiglia di Catona: "Nessun party, abbiamo solo fatto la pizza ai nostri assistiti"

Dopo le precisazioni del responsabile della comunità Pace arriva anche il chiarimento del consiglio direttivo dell'Istituto: "Nessuna norma dei Dpcm ministeriali in tema di Covid è stata infranta". Sarà presentato ricorso alle autorità

L'Istituto per la Famiglia di Catona

Il consiglio direttivo dell’associazione Istituto per la Famiglia sezione 289, intende chiarire con una nota il caso mediatico del presunto “pizza party”, svolto sabato scorso all'interno dello stabile di Catona.

"Per le sanzioni contestateci a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine presso la nostra struttura, a motivo di una falsa e strumentale segnalazione, abbiamo già predisposto ricorso, perché nessun “party” è stato organizzato e nessun assembramento è stato fatto, né alcuna norma dei Dpcm ministeriali in tema di Covid è stata infranta.

Semplicemente residenti bisognosi della struttura, indigenti e volontari della nostra associazione che hanno usufruito della mensa con la sola “colpa” di avere preparato e mangiato una pizza anziché una minestra, piuttosto che un panino. Nella sala erano presenti circa 30 persone in 350 mq e gli altri sanzionati (altre 14 persone) si trovavano in altri luoghi di una struttura di circa 2000 mq coperti e altri 2000 mq scoperti".

L'intervento degli agenti della Polizia 

"Il nostro - spiega ancora la nota del consiglio direttivo - è un centro di volontariato e non una pizzeria. Nell’articolo 1 lettera GG del Dpcm 14/01/2021, citato nel verbale di contestazione, è chiaramente scritto che in merito ai divieti e ai limiti di orario per la somministrazione di pasti fanno eccezione le mense purché si rispettino i distanziamenti e le dimensioni dei locali rispetto ai presenti. Quindi nessuna violazione di norme anti Covid ma solo consueta attività di somministrazione pasti all’interno di una mensa sociale.

Le precisazioni del responsabile della comunità Pace e consigliere comunale Ripepi

Gli agenti della polizia, su segnalazione anonima effettuata presumibilmente da soggetti che attenzionano la nostra struttura per perpetrare ritorsioni personali, sono dovuti giustamente intervenire sanzionando i presenti a prescindere dall’utilizzo dei luoghi e dagli scopi per i quali ci si era riuniti. Saranno gli organi ai quali faremo apposito ricorso ad effettuare le opportune verifiche con gli atti che presenteremo. Questa la normale procedura".

Per questo motivo il consiglio direttivo dell’associazione Istituto per la Famiglia precisa "all’uscita del comunicato stampa emanato dalla questura, nel quale non veniva fatto alcun cenno ai particolari, non ha fatto seguito alcun nostro chiarimento".

Come opera l'Istituto per la famiglia

"Il nostro centro di volontariato e protezione civile è aperto 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno con 20 persone indigenti che per svariati motivi di bisogno risiedono presso la nostra struttura di Catona. Decine di bisognosi e volontari giornalmente operano per il bene comune svolgendo svariati servizi come la cucina per la mensa, la gestione delle dispense e della distribuzione di alimenti alle famiglie indigenti, la gestione del banco vestiario, la predisposizione di progetti educativi, sociali e di protezione civile, la gestione dei progetti di accoglienza dei soggetti in pubblica utilità in accordo con Uepe, la manutenzione, la pulizia e ogni altra attività volta solo ed esclusivamente al raggiungimento di scopi sociali e senza alcun fine di lucro.

Il sabato - continua la nota - è una giornata particolare nella quale, chi normalmente durante la settimana lavora, si reca presso la struttura per fare appunto servizi di volontariato. Sabato scorso è stata una giornata come le altre nella quale era necessario preparare la cena, come tutte le altre sere, e per garantire anche alle persone bisognose e ai volontari una pizza, come la maggior parte delle famiglie usa fare di sabato, ci siamo preoccupati di attivare i forni e non la cucina.

Questo lo scandalo. Questa la nostra colpa! Delle 60 persone rilevate in circa 2000 metri quadrati, 44 sono state sanzionate e non tutte si trovavano nel locale mensa ma anche nei cortili pronti ad andare via con le proprie autovetture. Siamo stanchi di questi scoop giornalistici mirati che non fanno altro che sminuire la nostra attività di bene nei confronti dei bisognosi e rallentare i servizi sociali che eroghiamo".

Le proposte del consiglio direttivo alle forze dell'ordine

Il consiglio direttivo dell'associazione chiederà alle forze dell’ordine "di disporre un posto fisso di agenti presso la nostra struttura per controllare e valutare quanto facciamo tutti i giorni. Auspichiamo inoltre che il nostro sistema di videosorveglianza sia collegato direttamente ai circuiti della polizia di stato a garanzia della trasparenza del nostro operato e a tutela dei soggetti che assistiamo.

Chiunque volesse verificare le azioni cristiane di volontariato che ogni giorno compiamo può in ogni momento e senza preavviso venirci a trovare magari contribuendo insieme a noi al servizio ai bisognosi. Basta! lasciateci fare il bene e se è possibile aiutateci, vi aspettiamo".


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