Cronaca

La brutta campagna turistica del ministero con Venere, dove la Calabria non esiste

Nel nuovo claim c'è la dea botticelliana travestita da influencer e animata che accompagna i turisti in Italia ma tra i tesori artistici non ci sono i Bronzi

Uno dei cartelloni della campagna

La solita foglia di fico la anticipiamo già noi: lo sappiamo, in una (mega) campagna turistica sull'immagine italiana nel mondo non si possono citare tutte le magnificenze del paese e occorre fare una scelta privilegiando magari i luoghi più rappresentativi. Sarà vero, ma nel nuovissimo claim appena lanciato dal Ministero del turismo targato Daniela Santanché, "Italia Open to Meraviglia" non c'è traccia della Calabria e men che meno dei Bronzi di Riace, attrattore d'eccellenza che il governo a parole sostiene di voler valorizzare. E con tutti quei soldi (è costata 9 milioni di euro più altri 4 che saranno investiti in comunicazione) hanno avuto proprio il braccino corto a non programmare almeno un cartellone per ciascuna regione.

Eppure sarebbero stati proprio bene i Guerrieri a dialogare con la ricostruzione digitale della Venere di Botticelli, diventata nel progetto del Ministero e Enit con la direzione artistica del gruppo Armando Testa una influencer digitale che fa da guida alla scoperta del Belpaese. Bronzo A e B hanno già dato in quell'indimenticabile versione animata in cui giocavano a morra per scegliere se fare le vacanze al mare o in montagna tra le suggestive lande calabresi. Troppo tamarri forse per la splendida dea dai lunghi capelli biondi al vento, che nella presentazione della campagna sono indicati come identitari dell'italica bellezza (!), ma c'è sempre tempo per ripensarci perché essendo tutti opere d'arte ci potrebbe realizzare un eventuale duetto tik tok, al gusto non c'è prezzo. 

Nei cartelloni la Calabria non esiste, tra i musei delle pagine Instagram nessuna menzione ai Bronzi 

Fuori dall'ironia, diciamo subito che la campagna è oggettivamente brutta nonostante la protagonista sia Venere. Il progetto manda la dea girare in bici - uno stile invero molto da alta Italia, e noteremo infatti che le mete settentrionali qui abbondano - per suggerire ai turisti stranieri dove andare, e cosa vedere e fare, tra una pizza con vista sul lago di Como, una passeggiata in piazza San Marco a Venezia e un selfie davanti al Colosseo (tutte immagini palesamente ritoccate, un vizio a cui cedette anche Gabriele Muccino per il mare calabrese nel suo famigerato cortometraggio che vorremmo non aver mai visto). Ovviamente non si presenta come la spuma dell'acqua la fece ma sfoggiando outfit che ricordano le tante sponsorizzazioni sui social, come una digital creator in piena regola. Stiamo usando molte parole anglosassoni perché qui passa col verde l'idioma straniero: è ovvio, ci rivolgiamo al mercato estero quindi si può dire, senza tema di multe. Con qualche lezione di lingua, magari, perché "Lake Como" non lo avrebbe detto nemmeno Totò.

Dopo il lancio, la campagna approderà in stazioni, aeroporti e sui media, ma soprattutto la nostra "Venereitalia23" ha i suoi profili social personali dove prossimamente speriamo di vedere qualche post dedicato alla Calabria. Al momento nelle prime anticipazioni dei cartelloni pubblicitari l'intero Sud è molto poco presente, con i Faraglioni di Capri e Polignano a mare, che consacra l'entrata della Puglia nell'Olimpo turistico (piaccia o no, i numeri parlano); poi qualche scorcio di borghi siciliani riconoscibili solo perché è scritto a caratteri micro vicino al logo, una finestra con i battenti che riproduce il tricolore. La pagina Instagram di Venere (1.443 follower in un giorno, benino ma non una partenza col botto) mostra invece una carrellata dove appaiono i Sassi di Matera e indistinti fotogrammi della valle dei templi e spiagge rocciose di un Sud onnicomprensivo e immaginifico, esattamente quello in cui la Calabria è da sempre fagocitata dalle destinazioni più note ai turisti stranieri, come Sicilia e Campania. La musica di sottofondo è un rondò veneziano.

Ci chiediamo, dunque, where is Calabria? Va meglio sulla pagina Ig di Italia.it, dove la regione è presente con Tropea, Capo Vaticano, l'Arcomagno di San Nicola Arcella, la Cattolica di Stilo e anche Scilla. Anzi, per troppa grazia, c'è un post video che suggerisce un week end calabrese piuttosto caotico di mari incontaminati senza nessuna didascalia geografica (informazione che anche un bambino capirebbe che dev'essere la prima in una comunicazione con target turistico). Nei tanti post tematici dedicati a ricorrenze, lune di miele, San Valentino e festività varie siamo però banditi da ogni itinerario proposto. Insomma, non c'è niente di bello da fare qui, neanche in argomento musei, ma in compenso abbondano montagne innevate e ameni paesini d'alta quota (ricordiamo che tra le priorità di Santanché, molto amante di questa natura, c'è un aeroporto per Cortina d'Ampezzo). Da noi questo scenario fa pure capolino, una tantum, tra i post ma ovviamente abbinato soltanto alla Sila. Però facendo la conta, abbiamo più menzioni di Molise e Basilicata, per essere un territorio dalle quotazioni notoriamente basse in fondo possiamo accontentarci. 

"Straordinaria", ma per il Governo non è ancora una meta di cui andare orgogliosi sul mercato estero

La Calabria Straordinaria di Orsomarso e Occhiuto non è proprio nelle corde di Venere. Nessuno le ha detto che sotto quell'insegna si è sciato e pattinato su una pista artificiale strafiga, o giustamente non se ne sarà accorta perché era a Milano. Ora è lei a decidere, e tra strizzatine d'occhio, bacini e autopresentazioni in un inglese da livello base dove dice di essere una civettuola trentenne, sembra una tipa più incline ad invitare i turisti nelle discoteche di Riccione (infatti in un cartellone si diverte a ballare) invece che a scoprire la Magna Grecia. Bella è bella, e ci mancherebbe altro essendo la dea dell'amore, ma naturalmente ha fatto qualche upgrade: ce la ricordavamo più formosa ma le pancetta e le cosce morbide del capolavoro di Botticelli sono diventate snelle gambe chilometriche, appunto in stile influencer. Quindi c'è anche il rischio che qualche visitatore le scriva in dm e venga in Italia solo per conoscerla. Per pari opportunità adesso si devono assolutamente coinvolgere i Bronzi di Riace, ma bisogna ammettere che sono troppo vecchi per il pubblico della nostra Venere e persino per fare i toy boy, quindi non avrebbero presa neanche sulle leggendarie milf americane in cerca di emozioni.

Stavolta quotiamo Vittorio Sgarbi, per il quale la Venere conciata in quel modo è "roba da Ferragni" e ha tuonato: "La pubblicità all'Italia la fanno le opere d'arte senza bisogno di travestirle". Per i Bronzi è meglio restare tranquilli a casa nel museo reggino e aspettare una campagna di promozione statale tutta per loro, ché dopo cinquant'anni sarebbe davvero ora. 

Ci comprenderete se ce la prendiamo un po' ma non si tratta di una questione campanilistica. E' dove si mettono soldi - se per i bronzetti di San Casciano e non per gli Eroi di Riace - che si favoriscono sviluppo e crescita economica di un territorio. 


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